Di che cosa si parlava nelle vecchie riviste femministe?
The Lesbian Tide: la voce del movimento femminista lesbico degli anni Settanta
Buongiorno,
oggi torna la rubrica sulle vecchie riviste femministe.
The Lesbian Tide, la rivista di cui ho scelto di parlarvi, rappresenta la voce del movimento femminista lesbico degli anni Settanta. La fondatrice, tra l’altro, ha una storia personale molto interessante.
Buona lettura
Nel libro We Were Outlaws, l’attivista femminista per i diritti delle donne lesbiche Jeanne Córdova racconta di aver lasciato casa sua a Bremerhave (Germania), da adolescente, per allontanarsi dai suoi genitori conservatori.
A Los Angeles incontra Rachel, una donna neo-divorziata che entra a far parte della comunità lesbica urbana, con cui inizia un’intensa e travagliata storia d’amore.
Il loro primo bacio avviene in pubblico, nel mezzo di una manifestazione lesbica, ma presto emergono le tensioni.
La scelta dell'autrice di vivere una relazione non monogama e il suo totale coinvolgimento nel giornalismo radicale entrano in conflitto con il desiderio di stabilità di Rachel (nome di fantasia), che deciderà in un secondo momento di abbracciare a sua volta la non monogamia.
A diciotto anni, Jeanne Córdova entra in un convento. In un’intervista, ha poi dichiarato:
«Entrare in convento a 18 anni è stato il mio primo passo verso l’attivismo per la giustizia sociale, che ho intrapreso per tutta la vita. Ho scelto il convento perché sapevo di non essere interessata al mondo degli uomini e delle donne, al matrimonio, ai figli—'quello' stile di vita. […] Ho lasciato il convento a causa della mia radicalizzazione politica e dell’incapacità di giustificare gli insegnamenti e le azioni della Chiesa cattolica in merito alla giustizia sociale».
We Were Outlaws non è soltanto un racconto autobiografico, ma una cronaca fatta molto bene degli anni Settanta. Proteste, scioperi, festival musicali, incontri clandestini con fuggitivi radicali: nel libro c’è tutto questo.
Non a caso, Jeanne Córdova ha fondato proprio in quegli anni The Lesbian Tide, giornale destinato a diventare la voce del movimento femminista lesbico nazionale pubblicato fino al 1980.
I vecchi numeri di The Lesbian Tide
Sui vecchi numeri di The Lesbian Tide ci sono articoli su argomenti come i diritti delle donne, l’attivismo LGBTQ+, questioni politiche e culturali legate all'essere lesbiche negli Stati Uniti durante gli anni Settanta e Ottanta, pezzi sull'empowerment delle donne lesbiche, spesso ignorate sia dalla comunità femminista tradizionale che dal movimento gay maschile, ma anche sulla difficoltà del coming out, sul sessismo all'interno della comunità LGBTQ+, con spazi dedicati ai dibattiti interni alla comunità lesbica su questioni di identità e politica.
Non solo questo: interviste ad autrici ed esponenti del movimento lesbico statunitense, poesie delle lettrici ma anche di autrici femministe, lettere alla redazione, recensioni di libri.
In un’articolo che si chiama Il romanticismo è morto?, Gudrun Fonfa cita le parole scritte dalla drammaturga francese George Sand in una lettera:
«Ora mi chiedi se puoi essere felice nell’amore e nel matrimonio. Non credo che tu possa trovare la felicità in una delle due cose, ne sono convinta. Ma se mi chiedessi in quali altre condizioni poter trovare la felicità delle donne, dovrei dirti che, poiché non sono in grado di frantumare e rimodellare interamente la società e ben sapendo che sarà così oltre il nostro breve soggiorno in questo mondo, devo collocare la felicità delle donne nel futuro in cui credo fermamente».
Fonfa scrive che il futuro di cui parla Sand «siamo noi» e che «siamo responsabili di questo futuro»: «Secondo me è iniziata una forte controrivoluzione».
Nello stesso numero, agosto 1974, c’è anche una poesia scritta da Gudrun Fonfa:
Sono tornata nel grembo materno
ora sento che sto crescendo
Niente ha forma
tutto si sta cuocendo
L’odore
attiva tutti gli olfatti
invita gusti e opinioni
merita ogni elogio per essere riuscito a cuocere
a fuoco lento
su un fornello a temperatura mai costante dove altri odori,
altre birre
scoperte
si fondono
Il pasto che siamo noi merita di essere digerito.
Prendi un pollice
quando ti do un pollice
Quando ti do un miglio
prendi un miglio
Sei così in salute
Vedo un futuro in cui ti starò intorno
come un bambino in un negozio di caramelle
Quindi quando mi dai un miglio
e io prendo un pollice, sto davvero
prendendo quel miglio, pollice per pollice.
Un’altra poesia presente nel numero è scritta da Nancy Williamson:
Un giorno mi sono innamorata di una donna. Il mondo era lavanda e oro. Gli arcobaleni erano appesi all'orizzonte. Ogni notte il cielo era illuminato da fuochi d'artificio. Il mondo era un gigantesco albero di Natale e noi eravamo l'orpello. In ogni specchio balenava un volto sorridente, dietro ogni porta ci aspettava una sorpresa.
Passavamo notti sveglie ridendo, ridacchiando, condividendo segreti. Le nostre vite erano un continuo pigiama party. Era l'amante ideale. Era una donna in grado di soddisfare bisogni che mi assillavano da anni oltre ogni memoria. Giaceva come una bambina accanto al mio seno e io le scompigliavo capelli dorati. Dormivamo, ci svegliavamo e ricominciavamo. Abbiamo fatto grandi sogni, ma non abbiamo vissuto felici e contente. Quando le persone mi chiedono perché, non riesco a spiegarlo. O è troppo complesso o è troppo semplice. Infilo le parole come perline su un filo, ma non faccio mai l’ultimo nodo, quindi le perline continuano a scivolarmi tra le dita non diversamente dai sogni ad occhi aperti argentati che nascondiamo dietro ii nostri sorrisi diurni.
Alla prossima.