Nella sua newsletter The Review of Beauty, la giornalista Jessica DeFino ha documentato un fenomeno che sta spopolando nell’ambito della medicina estetica: l’armonizzazione facciale.
Su TikTok circolano centinaia di video in cui giovani donne e ragazze zoommano su dettagli del proprio volto, come le labbra carnose o le mascelle pronunciate, che rappresentano, chiarisce DeFino, «caratteristiche estetiche piacevoli nella cultura occidentale».
Subito dopo però allontanano la videocamera per mostrare il viso nel suo insieme, rivelando quella che per loro è un’inaspettata mancanza di armonia.
Non a caso, i video hanno tutti lo stesso titolo: «Belle caratteristiche, brutta armonia».
Come spiega bene DeFino, «piuttosto che mettere in luce l'assurdità degli attuali standard di bellezza, questi post hanno dato origine a una nuova ondata di video tutorial» e interventi di chirurgia o medicina estetica: make-up per minimizzare la «brutta armonia» facciale, massaggi miofasciali per sollevare le sopracciglia e allinearle, rinoplastiche per «correggere» profili irregolari.
Un’esperta di bellezza in un video, per esempio, ha raccontato di aver «bilanciato» l’aspetto di sua sorella con filler al mento, il tutto per «far sembrare il suo naso più piccolo».
Usha Rajagopal, chirurga plastica e direttrice medica del San Francisco Plastic Surgery and Laser Center, ha raccontato a DeFino che questa nuova tendenza ha profondamente influenzato «il modo in cui i pazienti e le pazienti si approcciano agli obbiettivi che hanno nell’ambito dell’estetica».
In realtà, però, il concetto di «armonia estetica» non è una novità né nell’ambito della chirurgia estetica né nell’ambito della nostra tradizione storica. Ciò che cambia, oggi, è il modo in cui i social influenzano il modo in cui percepiamo la bellezza, diffondendo determinati standard da perseguire per ottenere validazione a livello sociale.
L’armonia estetica come ordine morale
L’armonia come fonte di ordine morale e sociale è presente in quasi tutti i sistemi religiosi, dalle fedi occidentali come il Cristianesimo e l’Islam alle filosofie orientali come il Taoismo e il Buddhismo.
Non è un caso che, nella mitologia greca, Harmonia, dea dell'armonia e figlia di Afrodite, originariamente simbolo dell'amore e della concordia, sia divenuta successivamente la personificazione allegorica di ordine morale e sociale.
Ma nella storia l’armonia estetica non ha rappresentato solo un valore in senso positivo.
Nel XVIII secolo, il medico olandese Petrus Camper ha sviluppato la teoria del «facial angle» nel tentativo di tracciare un continuum tra animali ed esseri umani.
Misurando gli angoli facciali di individui di diverse origini – nere, asiatiche ed europee – e confrontandoli con quelli degli oranghi, il suo lavoro, continua DeFino, ha «legittimato le gerarchie razziali utilizzate per giustificare colonialismo, schiavitù, eugenetica, genocidi e una generale disumanizzazione, oltre agli standard di bellezza che ne derivano».
La bellezza non è mai stata una «semplice» fonte di piacere estetico. Gli ideali su cui si basa hanno determinato il modo in cui accettiamo o rifiutiamo i corpi ai margini – i corpi delle donne, delle persone nere, asiatiche, transgender, i corpi delle persone queer.
A tal proposito, la filosofa Susan Sontag in Sulle donne scrive:
La bellezza è un’ininterrotta scalata sociale, resa particolarmente ardua dal continuo mutamento dei requisisti che, nella nostra società, conferiscono accesso all’aristocrazia del bello.
La chirurgia estetica oggi
Il principale scopo della chirurgia estetica è la rincorsa all’eterna giovinezza, un ideale richiesto soprattutto alle donne.
Susan Sontag, infatti, spiega che non soltanto esiste una pressione sociale che spinge le donne ad apparire giovani il più a lungo possibile, ma a ciò si aggiungono i valori della «femminilità» che identificano l’attrattiva sessuale delle donne con la giovinezza.
E continua: «Più che un’eventualità biologica, l’invecchiamento è un giudizio sociale».
Ma oggi affidarsi alla medicina estetica per effettuare dei trattamenti significa anche appropriarsi di un certo capitale sociale. Più si rientra in determinati canoni, infatti, più si può godere di una certa accettabilità nel tessuto sociale in cui si vive.
In un articolo recente, il quotidiano spagnolo El País ha raccontato che negli ultimi anni la medicina estetica è diventata molto comune tra ragazze appena maggiorenni e le ragazze nei vent’anni, che usufruiscono di infiltrazioni per aumentare il volume delle labbra, ottenere zigomi più prominenti, affinare il naso o definire il contorno mandibolare.
Juan Martínez-Mena de Molina, psicoanalista del CEAP (Centro di Studi e Applicazione della Psicoanalisi), ha spiegato al quotidiano che i giovani inseguano modelli di bellezza imposti dai social: «In realtà, è lo stesso fenomeno dell’epoca vittoriana, quando si desiderava avere a tutti i costi un vitino da vespa e una pelle diafana, anche bevendo aceto o torturandosi con corsetti che provocavano svenimenti». Gli equivalenti odierni sono labbra carnose, seni e glutei prominenti o addomi piatti, e i mezzi per ottenerli non sono sempre i più sicuri.
La più grande bugia diffusa in rete, infatti, secondo la psicologa Ariadna Vilalta, è che questi trattamenti siano facili e indolori. Medici e giornalisti specializzati però avvertono che la realtà è più complessa: è fondamentale essere cauti, poiché possono verificarsi effetti collaterali.
Vilalta conclude:
Il lavoro che noi psicologi dobbiamo fare è profondo. Se a 20 anni non accettiamo il nostro aspetto e non comprendiamo il normale funzionamento biologico del corpo, affrontare i 40, 50 o 60 anni con sfide professionali, familiari, ormonali (oltre che estetiche) diventerà un problema serio. Il nostro compito è far capire ai giovani che non tutto si risolve con un clic o un'iniezione.
Ma, soprattutto, come conclude Sontag, non è sbagliato il desiderio di essere bell*, o la ricerca di un’estetica che ci faccia sentire bene: è sbagliato l’obbligo di esserlo – o di sforzarsi di esserlo.