Narges Mohammadi ha vinto il Nobel per la Pace
Ha subito 154 frustate, 13 arresti e ora sta scontando 31 anni di reclusione nel carcere di Evin a Teheran, lo stesso da cui ha firmato una lettera contro le esecuzioni in Iran
«Nella prigione di Evin e Zanjan assistiamo continuamente a terrificanti storie di prigioniere aggredite, stuprate e diffamate. Da donna che ha denunciato aggressioni, per poi essere stata condannata ad una reclusione, chiedo che si indaghi su queste vicende».
L’ha scritto l’attivista per i diritti umani e prigioniera politica Narges Mohammadi in una lettera indirizzata a Javed Rahman, il relatore speciale delle Nazioni Unite per le violazioni dei diritti umani in Iran.
Oggi ha vinto il Nobel per la Pace. Ha subito 154 frustate, 13 arresti e attualmente sta scontando 31 anni di reclusione nel carcere di Evin a Teheran, lo stesso da cui ha firmato un’altra lettera contro le esecuzioni avvenute nel paese insieme alle attiviste Hastiee Amiri, Nooshin Jafari, Raha Askarizadeh, Sepideh Gholian, Alieh Matlabzadeh e Bahareh Hedaya, detenute nella sua stessa sezione.
Inizia così: «La pena di morte, che priva del diritto alla vita, è una delle più gravi violazioni dei diritti umani, la cui ferita non si rimarginerà mai».
Lo sa, Narges Mohammadi, che con il suo attivismo ha rischiato molto. Come riporta Amnesty International, il 3 febbraio 2022 le è stata negata assistenza sanitaria a seguito di un attacco di cuore in carcere.
È stata trasferita in ospedale soltanto 10 giorno dopo, quando purtroppo ne ha subiti altri ed ha dovuto sottoporsi ad un intervento chirurgico d’urgenza.
Questo l’ha raccontato lei. Ha rischiato. Ma non vuole smettere, mai. Anzi, vuole continuare, anche se passerà il resto della sua vita in carcere. E il suo augurio è che in Iran la situazione cambi.
La scrittrice e attivista iraniana Masih Alinejad, altra voce importantissima per l’Iran, ha incontrato Narges Mohammadi nei corridoi del parlamento iraniano tempo fa: in quell’occasione l’ha vista con i suoi occhi rimproverare ad alta voce i parlamentari e difendere i diritti dei prigionieri politici.
Oggi Alinejad ha scritto che questo premio è anche un omaggio alla rivoluzione “Donna, Vita, Libertà” innescata dall’omicidio di Mahsa Jina Amini. E lo è.
Perché oggi Narges Mohammadi ha vinto il Nobel per la Pace. E a Teheran continuano a comparire scritte sui muri contro il regime.
L’ultima è legata all’aggressione subita da una 16enne iraniana, Armita Garavand, attualmente in coma:
«Quando non impari una lezione e la dimentichi, la storia la ripete».
Ti seguo e apprezzo quello che scrivi. Ma la situazione in Iran è più complessa di quanto ci arrivi dalla stampa più letta.