7 Commenti
Avatar di User
Avatar di Paola

Ciao,

Vi sono molto grata per questo articolo. Sono molto più vecchia di voi, ho sempre amato e praticato la scrittura (da ricercatrice e storica non da giornalista, ma sono forse più i punti di contatto che le differenze), e nonostante a un certo punto abbia dovuto mollare la presa e prendere atto che non avrei potuto mantenermi soltanto come ricercatrice free lance, ho fatto lavoro disparati e diversi che però mi hanno consentito sempre di dare un contributo di passione e creatività originale. Mi considero privilegiata per questo, e grata, ma il prezzo da pagare in termini di povertà economica è stato pesante.

L'intro per dirvi che il clima, l'andazzo mi verrebbe da dire, sono assai stagionati, almeno in Italia, se io che ho fatto la maturità nel 1985 mi ci sono riconosciuta in pieno. Io, noi, avevamo ancora meno voce e meno strumenti, per esempio non sarebbe stato pensabile poter avviare una newsletter in proprio e metterla a pagamento - per quanto "rischioso"- semplicemente perché la rete non esisteva. Sono felice che perlomeno questa opportunità esista; in mezzo a tanti rischi, fate funzionare quello che di utile ci può dare. Vi sostengo con gioia, nei limiti delle mie ahimè povere finanze.Buon lavoro! Paola

Expand full comment
Avatar di Anna Menale

Grazie, il suo commento è bellissimo.

Expand full comment
Avatar di Enrica Nicoli Aldini

Concordo con Anna, che bel commento e meravigliosa testimonianza, Paola! Grazie, soprattutto per ricordarci del valore di ciò che le nostre “nuove” generazioni spesso danno per scontato, senza realizzarne il potenziale unico.

Expand full comment
Avatar di Silvio Righini

Grazie per il bellissimo articolo. Io non scrivo, se non telegrafici comunicati stampa e note di sala, che per i miei concerti o per i concerti che organizzo. La famosa battuta “che cosa fai?” - “il musicista” - “ah, sì… ma intendo di lavoro?” non è lontana dalla realtà. L’artista deve essere superiore al vile denaro perché ha già “la fortuna di fare quello che gli piace”, come se il resto dell’universo vivesse in un girone infernale e fosse condannato a fare un lavoro che odia, con l’ulteriore umiliazione di essere pure retribuito. Come se fare quello che ti piace cadesse dal cielo… Ho 64 anni, insegno in Conservatorio e di quello vivo. Tutto il resto ho scelto di farlo al di fuori di un circuito retribuito. Almeno posso scegliere cosa fare, con chi e dove, e per chi vuole. Tanto non sono le paghe da fame che cambierebbero la mia situazione economica. E a me va benissimo così e mi sento privilegiato. Ma tutto ha un prezzo nella vita.

Expand full comment
Avatar di Eleonora C. Caruso

Grazie, bell'articolo. Io sono riuscita a "notare" alcune storture del sistema editoriale e del lavoro culturale solo nel momento in cui mi sono messa a fare tutt'altro, e non ho più dovuto preoccuparmi di sopravvivere. E' la stessa storia di sempre. Non che prima non le vedessi, ovviamente, subendone gli effetti sulla pelle, ma la preoccupazione quotidiana aveva la meglio sulla lucidità di analisi. A oggi mi sento di dire che poter contare su tutt'altro come base per vivere è assolutamente un vantaggio, anche per la scrittura stessa. Poi, mollerei tutto se beccassi il bestseller? Avoja.

Expand full comment
Avatar di Enrica Nicoli Aldini

Sottoscrivo tutto, Eleonora (anche parlando da momenti di carriera diversi)! Mi colpisce in particolare quanto dici su “contare su tutt’altro per vivere è un vantaggio anche per la scrittura stessa” — se intendiamo la stessa cosa, ho toccato questa cosa con mano recentemente, iniziando a lavorare a un progetto part time e a breve termine che ha preso più del 50% del mio tempo lavorativo, togliendo spazio alla scrittura. Improvvisamente lo spazio della scrittura è diventato ancora più produttivo, soddisfacente, pieno.

Expand full comment
Avatar di Eleonora C. Caruso

Sì, intendo proprio questo! Cercare di vivere soltanto scrivendo implica - ed è ovvio - dover seguire tutta una serie di ritmi e di logiche che, dato quanto poco si guadagna, diventano rapidamente insostenibili e finiscono per svilire e rendere odioso il lavoro stesso. Non per tutti deve essere così, ma per me lo è. Quando scrivevo articoli pagati 30 euro lordi l'uno, e per guadagnare qualcosa ne dovevo mettere insieme moltissimi al mese, scrivevo sì, ma ero infelice e vivevo malissimo, psicologicamente e materialmente. Adesso so che, almeno per ora, i miei bisogni primari saranno soddisfatti e posso scrivere sapendo che se ci guadagnerò qualcosa, sarà un extra.

Expand full comment